Il gioco Dark Meadow, è tra il film il “Il labirinto del Fauno” e il recente gioco iOS Infinity Blade è finalmente disponibile in App Store.
Dark Meadow è un action-adventure ambientato in un ospedale abbandonato estremamente inquietante pieno zeppo di strane e mostruose creature.
Come già anticipato il sistema di combattimento è basato su semplici gesture e slide a schermo. Tra le caratteristiche principali di questo titolo annoveriamo la presenza di una trama davvero misteriosa e una longevità pari a sei ore di campagna.
Hawke incontra una misteriosa assassina elfica di nome Tallis, doppiata dalla talentuosa Felicia Day, e si unisce a lei per rubare un'antica reliquia ad un barone Orlesian nella sua ben custodita tenuta. Un incrocio tra Varric e Isabela, Tallis è una canaglia, che introduce un nuovo stile di combattimento per aggiungere più varietà negli scontri. Fate esperienza con le sue abilità mortali ravvicinate o rimanete più indietro e fate fuori i nemici con le sue abilità di combattimento a distanza.
Il marchio dell'assassino introduce nuovi oggetti, nuovi nemici e mostri e nuovi ambienti nuovi, dando ai giocatori l'opportunità di sperimentare un nuovo modo tattico per giocare con il ritorno del gameplay stealth. Inoltre, oltre ai nuovi ambiente e mostri, scopriremo qualcosa in più sugli Orlesiani e sui Qunari.
Il marchio dell'assassino sarà disponibile per il download su PC, Xbox 360 e Playstation 3 l'11 ottobre per 9,99 dollari o 800 punti Microsoft.
Il trailer del DLC:
Dead Rising 2: Off the Record. La trama del gioco vuole che il fotoreporter, dopo essere sopravvissuto ai fatti di Willamette, sia diventato una celebrità mediatica con il suo show dall'immensa audience, donnine poco vestite e tutto il resto. Ma la fama è una donna mutevole e capricciosa, cosicché Frank si ritrova ben presto punto e a capo, con un problema in più: infettato dagli zombie, ha la necessità di guadagnare rapidamente denaro per le giornaliere punture di farmaco Zombrex.
West decide pertanto di tentare la medesima mossa compiuta a suo tempo da Chuck: partecipare allo show Terror is Reality per raggranellare denaro cercando nel contempo di risollevare la propria immagine - insomma, qualcosa di simile a ciò che fanno di questi tempi le “star” di mezzo mondo, solo che anziché ballare con una fascinosa maestra di danza Frank deve trucidare zombie. Va da sé che le cose non andranno esattamente come previsto, e in men che non si dica il reporter si troverà ancora una volta “prigioniero” di una Fortune City invasa dai non-morti: sopravvivere per tre giorni in attesa dei soccorsi non sarebbe tanto complicato, se solo non avesse bisogno di costanti iniezioni di Zombrex, e se la sua curiosità professionale non lo portasse a indagare sulle cause della fuga.
Ritroviamo pertanto in questo “Spin off”, o capitolo extra, della saga (dopotutto non stiamo mica parlando di Dead Rising 3) elementi tratti sia dall'originale Dead Rising sia del sequel con Chuck. La vicenda si svolgerà in quel di Fortune City, più precisamente intorno al centro commerciale, con lo scheletro portante ereditato direttamente da DR2, ma il protagonista Frank West girerà ovviamente con la sua fedele macchina fotografica e potrà, tra un massacro e l'altro, effettuare i suoi scatti in modo da accumulare un po' di PP extra. Rimane infatti immutato rispetto ai predecessori il concept che prevede una progressione del protagonista in base all'esperienza accumulata, con nuove mosse o potenziamenti alla barra della vita man mano che si accumulano punti.
Se dal primo DR il gioco eredita la fotografia, dal secondo ecco tornare non solo l'ambientazione ma anche la possibilità di unire i numerosi oggetti presenti in “oggetti combo”: ancora una volta andiamo dal più semplice accostamento “mazza da baseball + scatola di chiodi = mazza chiodata” alle combinazioni più cervellotiche e assurde. Il metodo migliore per realizzare oggetti combo è quello di ottenere l'apposita carta, ma anche stavolta potrete cercare di realizzare dei progetti per conto vostro andando a tentativi: i risultati saranno meno prestanti rispetto ai progetti ufficiali, ma comunque più efficaci degli oggetti originali.
Come i capitoli precedenti, anche Off the Record presenterà una storia strutturata su missioni da attivare e terminare entro determinati limiti di tempo, “ossessionandoci” con la necessità di gettare frequentemente l'occhio all'orologio ed alla mappa in modo da individuare i percorsi più veloci in mezzo agli innumerevoli zombi. Ancora una volta sarà possibile scegliere se seguire la trama, dedicarsi alle missioni extra o fare un po' ed un po', con la possibilità di ricominciare la partita importando il personaggio potenziato da una precedente. Permane anche la possibilità di giocare in co-op con un amico, oltre alle modalità MultiPlayer competitive.
Ma la vera novità del gioco è la modalità Sandbox, in cui Frank si lancia a Fortune City col semplice scopo di... divertirsi! Niente limiti di tempo, niente necessità di Zombrex, niente personaggi a cui riferire: solo una città da esplorare zeppa di zombi da spappolare e disseminata di mini-quest sparse qua e là che vanno dal classico “uccidi più zombie possibili entro il tempo limite” a “accumula più PP possibile”, fino a corse ad ostacoli ed altro ancora. Lo scopo? Accumulare soldi e PP che ritroveremo poi a nostra disposizione nella modalità storia: una valida alternativa alla “nuova partita +” che ci permette di potenziare il personaggio senza la “frustrazione” di dover iniziare ogni volta la storia.
Dead Rising 2: Off the Record arriverà nei negozi ad Ottobre: ancora poche settimane di attesa, pertanto, e potremo dirvi in sede di recensione se il lavoro di Capcom ha la profondità necessaria per essere un degno successore dei precedenti capitoli..
(fontegamesurf.tiscali).
Legend of Grimrock guideremo, in prima persona, un manipolo di avventurieri attraverso gli antri oscuri del tipico dungeon anni ’90: mura spesse e rovinate, scenari spogli e quasi deserti e tonnellate di mostri, trappole e puzzle da risolvere. Dovremo tener conto di elementi canonici dei giochi di ruolo come equipaggiamento e abilità, ma al contempo condire il tutto con una buona dose di esplorazione. Si sa ancora molto poco delle meccaniche del gameplay, se non che le classi disponibili saranno tre (guerriero, ladro e mago) e che saranno ampiamente personalizzabili. Gli sviluppatori hanno rilasciato da qualche giorno un video gamplay di qualche minuto, che mostra a grandi linee le caratteristiche del gioco e il buon level design: personalmente il sistema di combattimento non mi ha convinto moltissimo, ma sono rimasto piacevolmente colpito dalla qualità del motore grafico (o forse è solo perché lo paragono a quello di Daggerfall…).Il gioco è previsto per Windows, Mac e iOS, sebbene non ci sia ancora una data d’uscita ufficiale. Tuttavia, considerando che i quattro sviluppatori dietro Legend of Grimrock sono ex-dipendenti di Remedy (Max Payne, Alan Wake), con tutta probabilità non lo vedremo sugli scaffali prima del 2012
E.Y.E. Divine Cybermancy? E' un ambizioso fps ruolistico in cui verremo catapultati in un mondo cibernetico piuttosto vasto e con un background ricchissimo. Così come in un gioco di ruolo, dovremo sviluppare gli attributi del nostro alterego virtuale per poter sbloccare conversazioni e ottenere quest. Chiara l'ispirazione al gameplay di Deus Ex per la possibilità di poter approcciare il combattimento in vari modi e con un vasto arsenale. Noi interpreteremo un assassino di una fratellanza che lotta per il controllo di diverse aree contro una fazione cibernetica di uomini con occhiali scuri e lunghi cappotti.
La campagna single player potrà essere giocata in cooperativa con un'altra persona o addirittura in 4, vi saranno anche missioni particolari pensate per il multiplayer da affrontare con 4 giocatori.
Bisognerà fare i conti con valori di produzione tipici di uno studio indipendente non ancora affermato, ma in una industria piena di cloni di call of duty e di fps che non vogliono rischiare, è giusto tenere sotto osservazione un gioco del genere pensato per gli appassionati. l background narrativo di E.Y.E. è sicuramente affascinante: siamo nel 2116 e la storia della Terra è incerta per via di guerre ed eventi catastrofici che la hanno quasi definitivamente affossata. I poteri psichici sono ormai accettati dall’opinione pubblica e vengono addirittura implementati nell’esercito e, parallelamente, inizia l’esplorazione spaziale, che ha come primo traguardo la nascita della prima colonia su Marte. Come tutta la fantascienza ci insegna, mettere lo zampino su questo pianeta non è mai una buona idea ed ecco che, senza rendersene conto, 2/3 della popolazione terrestre vengono decimati dalla ribellione marziana in seguito alla loro personale proclamazione di indipendenza. I restanti quattro gatti si riuniscono sotto la Federazione, un impero militarmente insufficiente e quindi supportato dalle mega corporazioni. Passano gli anni e la Federazione impiega sul campo guerrieri con poteri mentali, gli Inquisitori, che sedano definitivamente le rivolte su Marte, scaturite presumibilmente da un misterioso artefatto ritrovato chissà dove.
Ecco il trailer.
After the War è uno sparatutto vecchio stile. Per intenderci, niente coperture à la Gears of War e niente scudi auto-rigeneranti. I nemici vanno affrontati a viso aperto, o – al massimo – sfruttando i ripari estemporanei che la Kiev post-apocalittica del 2049 è in grado di offrire in misura tutto sommato copiosa. È un bene? È un male? Dipende. Se siete giocatori un po' elastici, e avete vissuto le epoche in cui non si veniva presi per mano dagli sviluppatori e accompagnati fino ai titoli di coda, After the War è in grado di regalare parecchie soddisfazioni. I nemici, scevri da tatticismi eccessivi, non si fanno grossi problemi ad affrontarci a muso duro, forti di una quasi perenne superiorità numerica e di una varietà che ci costringe a modificare sostanzialmente il modus operandi a seconda della situazione.
Sia che ci si trovi davanti ad avversari umani, sia a schifosissimi alieni, sono tre le modalità con le quali fare piazza pulita e proseguire oltre. La prima è l'uso delle armi da fuoco, visto che Rodan, il nostro protagonista, può contare su un arsenale composto da una decina di oggetti, anche se può portarne con sé solo due alla volta. Il secondo metodo di offesa, ovvero i corpo a corpo all'arma bianca attraverso l'uso di una spada, è forse quello che regala più soddisfazioni. La Lupo Solitario (questo il nome della lama) è un'arma multiforme, che all'occorrenza può dividersi in due, o diventare flessibile come una frusta. Il suo utilizzo, unito a tutta una serie di combo che vengono via via aggiunte al parco mosse di Rodan, permette di divertirsi non poco e spinge il giocatore alla sperimentazione. Infine, nel corso dell'esperienza vengono forniti quattro poteri (nominati Chiavi) che aggiungono ulteriore sale alla pietanza: nulla di eclatante, per carità, ma è quantomeno comoda la possibilità di creare un nostro clone per distrarre i nemici, nonché di avvalersi di una sorta di bullet-time, di lanciare un raggio energetico o persino un'onda urto. A tutto ciò vanno aggiunti gli scontri con i boss, che devono essere interpretati a dovere per essere sconfitti e che contemplano la presenza di sporadici Quick Time Event.
I singoli pezzi che compongono il puzzle di After the War, l'avrete capito, non sono certo la summa dell'originalità. Nonostante questo, il miscuglio funziona abbastanza bene, anche se il divertimento è sbilanciato a favore della componente corpo a corpo, mentre armi e poteri speciali fungono da piacevoli diversivi, seppur in alcune situazioni si rivelino elementi prescindibili. A spezzare un minimo l'azione intervengono alcuni semplici enigmi, che di certo non impegneranno i giocatori più di tanto, ma che necessitano comunque di un minimo di materia grigia per essere risolti. Un discorso paritetico può essere fatto parlando di level design. I “livelli corridoio” non spingono più di tanto all'esplorazione; pur tuttavia, non si percepisce quasi mai il bisogno di farlo, ma si è spinti dalla voglia di proseguire oltre per vedere dove la storia andrà a parare.
il motore grafico. After the War non è certo il miglior esempio di sontuosità visiva applicata ai videogiochi, non tanto per la poca interattività con gli scenari (che è assente anche in titoli più blasonati, come il pur ottimo RAGE), quanto per la poca varietà degli elementi visivi. Durante la quindicina di ore necessarie per arrivare in fondo, difatti, è raro stupirsi di fronte agli scenari proposti, anche se l'odore post-apocalittico è comunque sempre percepibile e garantisce in buona parte delle occasioni la giusta atmosfera. After the War, come da tradizione FX Interactive, è stato totalmente tradotto e doppiato in lingua italiana, con una resa più che buona di testi e voci. Il doppiaggio, in particolare, ha il pregio di coinvolgere il giocatore in misura nettamente maggiore di quanto è successo anche recentemente con titoli ben più blasonati di questo.
(fonte gamesvillage)
Codici e trucchi:
Invulnerabilitá
Nel Livello 1
Alt + L + B
Nel Livello 2
Alt + L + M
Livello 2: codice 101069
Pro Evolution Soccer 2012 è spiazzante, perché la rinnovata fisica della palla è completamente rivista da quella di dodici mesi fa.
Gli appassionati possono esultare perché la sfera non è più attaccata letteralmente ai piedi del calciatore che ne è in possesso, come purtroppo accadeva negli ultimi anni. Al contrario, questa volta ha fisica e volere proprio, e mantenerne il controllo ed il possesso non è più semplice come può inizialmente sembrare. Uno scatto troppo profondo, uno stop eccessivamente accentuato, un dribbling forzato e mille altre variabili possono far perdere facilmente il pallone, favorendo dunque il recupero degli avversari. C'è da dire in questo senso che tale piccola rivoluzione cambia totalmente i volti e lo svolgimento delle partite: che si stia pareggiando 0-0 o vincendo 6-1, le sensazioni di appagamento e divertimento sono tali come nei bei tempi andati, e nel corso dei 90 minuti simulati difficilmente si cadrà nella noia.
La nuova fisica viene supportata peraltro da una intelligenza artificiale per i giocatori in campo (almeno gli avversari) finalmente rinnovata, realistica nei movimenti sia offensivi che difensivi, anche se forse in quest'ultimo si registra ancora qualche pecca, soprattutto per quanto riguarda le chiusure degli spazi alla squadra avversaria. Lo stesso purtroppo non si può dire per i portieri, che sembrano addirittura timorosi nel prendere il pallone, tanto da rendersi protagonisti di papere inenarrabili. Un difetto che Konami promette di risolvere con una patch proprio per il giorno d'uscita. Per questo ci si riserva un eventuale aggiornamento di valutazione se le cose dovessero realmente migliorare.
Ad aggiungere sale ad un piatto che è già di per sé abbastanza ricco è una novità assoluta per la saga che, attraverso il secondo analogico, permette di controllare un altro calciatore durante l'impostazione di gioco. In pratica, questa è utilizzabile durante le fasi d'azione, spingendo l'atleta prescelto ad un maggiore movimento in profondità; oppure sovviene utile nei calci da fermo, prendendo questa volta letteralmente il controllo di un secondo giocatore per guidarlo nei movimenti e tentare di anticipare l'avversario, sugli sviluppi di un calcio di punizione o d'angolo.
Tutto questo permette di dare vita a fraseggi maggiormente realistici e coinvolgenti, meno affidati al caso e più naturale conseguenza di quanto fatto in campo. Tuttavia, c'è ancora qualche difetto strutturale, ereditato da un motore di gioco che non è mai riuscito a decollare in questi anni, rappresentando il vero tallone d'Achille delle ultime produzioni Pro Evolution Soccer.
Innanzitutto le movenze dei giocatori paiono a volte mal adattarsi alla fisica del pallone: il controllo a 360 gradi è meno incisivo che in FIFA e questo crea qualche problema nelle situazioni di gioco più strette, in cui il tempismo dovrebbe farla da padrone. I dribbling continuano inoltre ad essere eccessivamente portati a favore dei calciatori più abili. Non che sia errato, anzi, ma la differenza tra Messi e un giocatore qualunque, per fare un esempio, è talmente ampia da sfavorire in maniera troppo sbilanciata gli avversari del talento del Barcellona.
La CPU, se è abbastanza reattiva per i giocatori avversari, ancora delude un po' per i compagni di squadra, che a volte mancano di concretizzare azioni ad evoluzione rapida, come scambi uno-due o verticalizzazioni improvvise, concluse con successo più per sbavature della difesa che per reali qualità espresse dal reparto offensivo. Deludono inoltre in parte i contrasti, e come questi vengano valutati dagli arbitri. Scontri apparentemente innocui vengono infatti considerati fallosi dai direttori di gara, spezzando molte volte eccessivamente il ritmo di gioco.
L'impressione continua giocando a PES 2012 è quella di trovarsi di fronte sì, ad un gioco che sa certamente divertire ed intrattenere l'utente, ma al contempo davanti ad un cantiere palesemente aperto, cui miglioramenti sono ancora in fase di evoluzione, anche concettualmente nella menti degli sviluppatori, e confermando che ci vorrà ancora qualche anno, perlomeno un paio, prima di poter vedere Pro Evolution Soccer tornare a diventare un avversario pericoloso per FIFA. E magari chi lo sa, riconquistare il trono del genere, ad oggi improbabile.
Per quanto concerne invece le modalità presenti, Pro Evolution Soccer 2012 dimostra forse di essere ancora il migliore. Quelle principali, Diventa un Mito eMaster League, sono state messe insieme in una sorta di Football Life, un nome che meglio esprime il concetto delle novità introdotte in entrambe. Gli sviluppatori giapponesi hanno infatti puntato parecchio su tutti gli aspetti riguardanti ciò che accade fuori dal campo. Dunque, che si decida di essere l'allenatore o una promettente stella del calcio futuro, bisognerà saper gestire i rapporti con dirigenza (la quale assegnerà persino degli obiettivi stagionali e per partita, alcuni particolari), squadra, tifosi e naturalmente stampa. In quest'ultimo caso tuttavia non sarà possibile interagire direttamente, nel senso che le conferenze stampa hanno cut-scene già predefinite, ma nel complesso tutto è molto più realistico e coinvolgente, e se si mettono nel mezzo anche licenze importanti come quelle di Champions League, Europa League, Copa Libertadores e Supercoppa UEFA, ricostruite nella struttura alla perfezione. Allora si capisce che quando si tratta di entrare nel dettaglio, il PES Team ha ancora una marcia in più rispetto a EA Sports.
Da questa parte delude però parecchio come, ancora una volta, le rose siano aggiornate soltanto al 31 luglio 2011. Sebbene Konami abbia promesso l'arrivo di un DLC a giorni che risolverà la cosa, è inammissibile che un titolo venduto a prezzo pieno debba presentarsi con una mancanza di questo tipo, perché Eto'o ancora all'Inter o addirittura Pastore in forza al Palermo, non sono dimenticanze che dagli appassionati vengono digerite facilmente, specie se si considera che la concorrenza non ha problemi di questo tipo. Considerato poi che il DLC sì ci sarà, ma anche che la percentuale di utenti che non possono collegare la console online non è bassissima, si capisce che forse sarebbe meglio evitare cose simili con Pro Evolution Soccer 2013, anche perché l'aggiornamento delle rose è direttamente correlato alle statistiche dei calciatori, che non sono per forza di cose aggiornate al loro reale valore, e alcune persino sballate.
Per chiudere il discorso sulle modalità di gioco, si può ancora una volta affrontare la Champions League o la Copa Libertadores singolarmente, così da poter assaporare il fascino delle grandi competizioni immediatamente, e svolgere anche delle amichevoli con la musica della Champions in sottofondo. Da segnalare l'ottima modalità allenamento, che permette di affrontare sfide studiate non solo per ottenere punti così da poter sbloccare materiale extra, ma anche per imparare al meglio come giocare per poi mettere in pratica quanto appreso sui reali campi da gioco.
Konami ha comunque dimostrato già lo scorso anno di voler puntare fortemente sull'online. Pro Evolution Soccer 2011 in questo senso aveva lanciato novità molto importanti dal punto di vista delle modalità presenti, soprattutto attraverso l'esportazione nelle vaste lande di Xbox Live e PlayStation Network della Master League, con tutte le funzioni di quella che i giocatori hanno imparato a conoscere ed apprezzare nel corso degli anni. Con PES 2012, Konami ha ulteriormente potenziato questa modalità, introducendo la possibilità di poter modificare letteralmente gli stili di gioco, così da poterli adattare meglio alle caratteristiche dei singoli. Inoltre, sempre per quanto concerne i calciatori, sono presenti adesso i contratti a tempo, così da poter rendere più profonda anche la gestione economica del club.
Potenziata anche la modalità Comunità, che permette ora di creare gruppi al massimo da 100 persone, le quali potranno sfidarsi tra loro e comunicare attraverso apposite bullettin board. Inoltre, è stata confermata la possibilità di poter affrontare match a gruppi di otto, funzionante ma lontana ancora dall'11 vs. 11 che permette invece la concorrenza. Sono state adottate peraltro misure più severe per i cosiddetti quitter, ossia coloro che abbandonano all'improvviso una partita per evitare magari la sconfitta.
Per ultima, arriva l'integrazione con Facebook attraverso l'inedito servizio myPES, che entra in beta proprio oggi per poi debuttare in maniera definitiva nel mese di ottobre. Grazie a myPES, i giocatori potranno condividere i propri risultati direttamente sul social network, e sfidare gli amici registrati in maniera immediata. Tutti piccoli accorgimenti quelli elencati, che contribuiscono a migliorare di parecchio un comparto già lo scorso anno molto importante. Konami certo comprende quanto sia importante il gaming online in questa generazione e per questo prova ad adattare al meglio la sua simulazione calcistica. Riuscendoci peraltro.
La lunga recensione si conclude con un'analisi sul motore grafico. Visivamente, PES 2012 riesce a restituire un aspetto forse più realistico del concorrente, merito di un utilizzo più azzeccato dei vari colori, con la giusta gradazione e non quindi troppo accesi come accade in FIFA. La verisimiglianza dei giocatori più importanti è inoltre impressionante, con una cura nei particolari nella realizzazione dei volti incredibile. Il tutto è coadiuvato da un impianto di illuminazione realistico e convincente, anche se lo stesso non si può ancora purtroppo dire delle animazioni, singolarmente ben fatte, ma talvolta fin troppo slegate tra loro, dando vita ad un movimento meccanico non propriamente simile alle movenze umane. Interessante la cura nel dettaglio a bordo campo, con la presenza di panchine, allenatori, steward in movimento e persino qualche dirigente tanto per rendere più realistiche le situazioni.
Delude invece ancora una volta il comparto sonoro. Seppur la campionatura delle battute sia molto varia, la telecronaca affidata alla nuova coppia Pierluigi Pardo e Luigi Marchegiani non convince, a causa soprattutto di commenti solitamente un po' innaturali, insieme a momenti di silenzio improvvisi, rotti poi sullo svolgimento di un'azione pericolosa. Sufficiente l'effettistica generale degli stadi, ma sorprende in negativo scoprire che la maggior parte dei cori siano ancora riciclati dagli episodi della scorsa generazione.
In sintesi, il problema vero di Pro Evolution Soccer è che ogni anno procede a piccoli passi come se fosse la serie di riferimento, quando invece chi domina ad ogni edizione praticamente rivoluziona in meglio mezza struttura di gioco. PES 2012 è certamente il miglior episodio della saga da quando sono uscite le console in alta definizione. Riesce a divertire come faceva su PlayStation 2, ma i limiti di una struttura tecnica ereditata dalla precedente generazione sono evidenti e tranciano di netto la qualità complessiva. Pro Evolution Soccer è l'immagine riflessa dell'industria giapponese attuale: povera di idee e incapace di tenere testa tecnologicamente ad un occidente sempre più in forma. Pro Evolution Soccer 2012 è consigliato comunque senza riserve agli amanti della serie; chi cerca invece qualcosa di più, probabilmente rivolgerà le proprie attenzioni verso la concorrenza.
Trucco per Rage
Un metodo semplice per guadagnare molti punti esperienza....è quello di finire un livello e continuare a starci (non selezionare "victory" ma "continue"), avendo però inserito come opzioni autocast al massimo e che venga lanciato sia su alleati che neutrali. Ora si mettono vicini i personaggi, si impostare la velocità al massimo e si può uscire a fare compere. Al ritorno si troveranno i maghi del gruppo (per avere risultati il proprio personaggio deve essere un mago fornito di magie di protezione e magari aver già affrontato la missione in cui è fornita Dina) notevolmente potenziati.
[update #1]
Per abilitare i cheat, bisogna prima di tutto premere INVIO, digitare #CHICKEN, premere INVIO di nuovo: a questo punto inserite i seguenti codici per ottenere l'effetto desiderato.
#modify self +god - God Mode
#modify army +god - God mode
#create gold - Oro
#killall - Uccide tutti le unità nemiche
#pickup all - Raccoglie tutte le sacche
#show map - Mostra l'intera mappa
#hide map - Nasconde la mappa
#victory - Vince il round